Il tema della retribuzione dei parlamentari italiani, ovvero gli onorevoli, è spesso al centro del dibattito pubblico, soprattutto in un momento storico in cui la crisi economica ha colpito e continua a colpire duramente il Paese.
Approfondiamo dunque nel dettaglio quale sia il trattamento economico percepito dai nostri rappresentanti alla Camera e al Senato, così come la relativa pensione una volta concluso il loro mandato.
Retribuzione degli onorevoli in Italia: la base normativa
Il trattamento economico dei parlamentari italiani è garantito dalla Costituzione repubblicana per assicurarne l’indipendenza e permettere a tutti i cittadini di concorrere alle elezioni delle Camere. La norma di riferimento è l’articolo 69 della Costituzione che stabilisce che i membri del Parlamento ricevono un’indennità stabilita dalla legge.
La legge di riferimento per la determinazione dell’indennità è la n. 1261 del 1965, che ha introdotto un “sistema solidale” di indennità che comprende:
- Indennità di carica
- Indennità di funzione (per i presidenti e i vicepresidenti)
- Rimborso per le spese di viaggio e di soggiorno.
Il criterio per la determinazione dell’indennità viene stabilito dalla legge attraverso un collegamento con il trattamento economico dei magistrati, ma lascia alle Camere la possibilità di scegliere un ammontare inferiore.
Indennità di carica e di funzione
L’indennità di carica è la componente base dello stipendio dei parlamentari e rappresenta una sorta di salario mensile. Essa è determinata in base al trattamento economico degli alti magistrati ed è attualmente di €5.982,69 lordi mensili, ovvero circa €70.000 lordi annui, al netto delle ritenute fiscali e previdenziali. L’importo può variare sia in funzione dell’inflazione che degli adeguamenti del trattamento economico dei magistrati.
L’indennità di funzione, invece, è un ulteriore pagamento che viene effettuato ai presidenti e ai vicepresidenti delle due Camere e delle relative Commissioni. La legge stabilisce che essa non può essere inferiore alla metà dell’importo dell’indennità di carica e viene aggiunta a quest’ultima. Allo stato attuale dei valori, l’indennità di funzione ammonta a circa €2.991,34 lordi mensili.
Rimborso delle spese
La legge n. 1261 prevede anche il rimborso delle spese sostenute dai parlamentari per l’esercizio delle loro funzioni. In particolare, la legge distingue tra:
- Spese di viaggio: i parlamentari hanno diritto al rimborso dei biglietti per i viaggi in treno (in prima classe o in seconda classe con supplemento) o in aereo (in classe economica) tra l’abitazione e Roma, oltre ai trasporti pubblici urbani. Essi possono anche essere rimborsati per la distanza percorsa con l’automobile, entro un limite di 50.000 chilometri all’anno.
- Spese di soggiorno: i parlamentari ricevono un’indennità per le spese di soggiorno a Roma che copre anche vitto e alloggio durante la partecipazione ai lavori parlamentari. A tale scopo, la legge n. 1261 prevedeva in origine un importo pari a un terzo dell’indennità di carica mensile lorda, ovvero €1.994,23 al mese nel caso di un parlamentare che usufruisce di tale indennità. Tuttavia, è da rilevare che molti parlamentari hanno aderito al regime della “voluntary disclosure” e rinunciano a tale contributo.
Contributi previdenziali e pensione
La legge di riferimento per il trattamento previdenziale dei parlamentari italiani è la n. 213 del 2012, che ha sostituito la legislazione precedente in materia di “vitalizi”. Essa prevede che, alla fine del mandato parlamentare, ai deputati e ai senatori spetti una pensione calcolata sulla base del sistema contributivo e delle stesse aliquote applicate ai lavoratori autonomi.
In particolare, la pensione sarà erogata a partire dall’età di 65 anni (salvo il caso di invalidità permanente), a condizione che il parlamentare abbia svolto almeno cinque anni di mandato. Il tasso di contribuzione previsto dalla legge è pari al 32% dell’indennità lorda mensile, di cui il 24% a carico del parlamentare e il restante 8% a carico dello Stato. L’ammontare massimo della pensione a cui si può aspirare è pari al 100% dell’indennità di carica e la sua durata è limitata a un massimo di 5 anni, fatti salvi i casi di prolungamento in presenza di particolari condizioni di bisogno.
Miglioramenti recenti al sistema retributivo dei parlamentari italiani
Negli ultimi anni, dal momento dell’entrata in vigore della legge n. 1261 del 1965, ci sono stati diversi interventi normativi e iniziative da parte delle Camere che hanno contribuito a ridurre il trattamento economico dei parlamentari italiani e a rendere il sistema più trasparente.
- Nel 2012, le Camere hanno adottato provvedimenti che prevedono la sospensione automatica dell’indennità per i deputati e senatori condannati definitivamente per reati gravi, quali la corruzione, il concussione e l’abuso d’ufficio.
- Nel 2017, il Consiglio di indirizzo e vigilanza sulle risorse umane (CIVPOOL) delle Camere ha deliberato la riduzione dell’importo dell’indennità di carica dei parlamentari italiani, passando dalla precedente stima del 95% del trattamento economico degli alti magistrati al 100% di quello previsto per i presidenti di sezione della Corte dei Conti.
- Nel 2018, la Camera dei deputati ha approvato una riforma che prevede l’abolizione del rimborso delle spese di viaggio e di soggiorno a Roma e il passaggio al regime della “voluntary disclosure”, attraverso il quale i parlamentari possono rinunciare autonomamente ai rimborsi e alle indennità a cui avrebbero diritto.
Conclusione
In conclusione, il trattamento economico dei parlamentari italiani, in particolare la relativa pensione, è garantito dalla Costituzione e dalla legge vigente e tiene conto sia del principio della “rappresentanza” sia della garanzia della “parità di accesso” ai diritti previdenziali. L’importo dell’indennità, le indennità accessorie e i rimborsi sono calcolati sulla base del trattamento economico degli alti magistrati e sono soggetti a variazioni in funzione degli adeguamenti del sistema previdenziale e del costo della vita. Detto questo, è importante anche ricordare che il tema della retribuzione dei parlamentari continua ad essere al centro del dibattito politico e sociale, in quanto rappresenta un indicatore dell’impegno delle istituzioni nella garanzia della trasparenza e della responsabilità.