tragedia a causa di un selfie davanti alle onde

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tragedia a causa di un selfie davanti alle onde

Oman: tragedia a causa di un selfie davanti alle onde

Un selfie è costato caro ad alcuni turisti: in Oman, nei pressi della spiaggia di Salalah, un gruppo di persone ha voluto immortalare le alte onde del mare, alcuni da lontano, altri da troppo vicino. Attraverso il filmato diffuso da IndiaToday, si vedono due persone alle prese con lo scattarsi una fotografia sugli scogli, fino a che un’onda gigante non ha travolto otto persone, cinque dei quali risultano dispersi, mentre gli altri sono riusciti a salvarsi grazie all’intervento delle persone presenti.

Sulla spiaggia dell’Oman, un’onda gigantesca ha travolto diverse persone

La tragedia che si è svolta in Oman è stata ripresa da un turista, dove si può ben dedurre che il mare fosse già agitato e con non poche onde. Molti non si sono avvicinati oltre gli scogli, preferendo guardare le onde dalla spiaggia, mentre quelli dispersi si sono avventurati pagando caro una foto vicino al mare. Almeno 5 persone sono finite nell’Oceano. Una vacanza che si è trasformata in una tragedia per emigranti indiani. Il video ha suscitato diverse polemiche sui social, ma questo dimostra ancora una volta che non puoi scherzare con la natura e ignorare le regole di sicurezza durante una tempesta. Era già precedentemente apparso in rete un video inquietante ambientato in Egitto di uno squalo che ha attaccato una donna austriaca, la quale è stata tirata fuori dall’acqua, ma già senza gambe e braccio. Successivamente lo squalo ha attaccato un’altra persona della zona, e così hanno deciso di chiudere le spiagge locali.

Il fenomeno dei selfie estremi che arrivano a costare la vita 

Ogni anno in Italia muoiono circa 50 persone nel tentativo di scattarsi dei “selfie estremi”. Le morti per un selfie estremo rappresentano un fenomeno allarmante un po’ in tutto il mondo. Raffaella Saso, vice direttore Ricerche Eurispes ha affermato che comportamenti di estrema imprudenza da parte di giovani alla ricerca di adrenalina sono da sempre esistiti, anche se questo fenomeno è nuovo. Questo perché c’è un uso deteriore delle tecnologie: non c’è soltanto la sfida alla sicurezza, anche la ricerca della spettacolarizzazione, che riguarda anche selfie fatti su luoghi di tragedie. Postare queste cose sui social significa che il riconoscimento pubblico conta più dell’esperienza. Secondo l’Osservatorio Nazionale adolescenza Italiano, in Italia, un adolescente su 10 si cimenta in selfie pericolosi, mentre più del 12 per cento ha ricevuto, dal web o dagli amici, la sfida a documentare il proprio coraggio. La situazione, in India, è talmente di tale allarme che nella città metropolitana di Mumbai, ad esempio, sono state istituite delle no-selfie zone, mentre in Russia è stata avviata una campagna di sensibilizzazione che invita alla prudenza, con lo slogan “Un selfie può costarvi la vita”. Secondo Raffaella Saso, occorrerebbe intervenire attraverso l’educazione nelle scuole, smontando la logica del selfie o delle fotografie e dei filmati di comportamenti poco edificanti, evidenziando il fatto che alla base c’è una scarsa maturità. E chi condivide i contenuti sui social, esprimendo apprezzamento, o peggio ancora, stimolando tali comportamenti, sono semplicemente persone comuni che ammirano persone che fanno cose di cui loro non ne avrebbero il coraggio. 

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